Freddie Mercury: 20 anni fa la morte di una leggenda del rock

Il 24 novembre 1991 veniva a mancare Freddie Mercury, leader dei Queen, stroncato dall'Aids. Una vita di luci e ombre, genio e sregolatezza, successo e soldi, ne hanno fatto un'icona di talento e di stile, immortalandolo per sempre nell'Olimpo degli Dei della musica.

di Simona Vitale 24 Novembre 2011 11:52

Il 24 novembre 1991 il mondo piangeva la prematura scomparsa, a causa dell’Aids, di Freddie Mercury, leader carismatico e indiscusso dei Queen, una delle voci più acute e al contempo potenti del panorama rock mondiale di sempre. Un autore, un pianista, un cantante, un’ icona di stile e trsgressione, uno dei geni più eclettici e talentusi che il mondo della musica, ma non solo, abbia mai conosciuto.

Ripercorriamo insieme le tappe principali della vita di quest’uomo, entrato a far parte del cuore di milioni di fan e la cui popolarità, il cui carisma musicale e umano, non accenna a diminuire affatto.

Farrokh Bulsara, in arte Freddie Mercury, nacque nell’isola di Zanzibar il 5 settembre 1946, da genitori persiani. Farrokh ebbe un’infanzia felice e all’età di 8 anni  iniziò a frequentare il collegio St. Peter poco fuori Bombay in India. Fu qui che i suoi amici iniziarono a chiamarlo Freddie. Abile sportivo, fu in questi anni che Freddie iniziò a dedicarsi alla sua grande passione, la musica, prendendo lezioni di piano e entrando a far parte del coro della scuola e formando la sua prima band “The Hectics”.

Nel 1964, Freddie e i suoi genitori lasciarono Zanzibar, a causa delle tormentate vicende politiche del paese, per trasferirsi in un sobborgo di Londra. Nel 1964 a causa del clima politico rovente nel loro paese, i Bulsara lasciarono Zanzibar e si trasferirono in un sobborgo di Londra. Per Freddie fu una svolta decisiva. Nel 1966, il futuro leader dei Queen, iniziò a frequentare un corso di illustrazione grafica alla Ealing Art School, sebbene fosse la musica la sua passione e Jimi Hendrix il suo idolo. Al college conobbe Tim Staffel e la sua band, gli Smile, di cui facevano parte anche Roger Taylor e Brian May. Freddie strinse amicizia soprattutto con Roger, con il quale aprì una bancarella di vestiti usati nel mercato di Kensington. Contemporaneamente cominciò a cantare con altri gruppi (Ibex, Wreckage, Sour Milk Sea) ma con scarso successo.

Nel 1969 conseguì il diploma universitario in “Graphic Art & Design“. In quell’anno conobbe anche Mary Austin, che divenne sua compagna per 6 anni e amica per sempre, sino alla sua morte.

Nel 1970, quando Tim Staffel abbandonò gli Smile, per lo scarso successo della band, Taylor e May, decisero di formare una nuova band, insieme a Freddie, che suggerì come nome “The Queen”. “Anni fa ho pensato al nome Queen… È solo un nome, ma è molto regale e sembra splendido. È un nome forte, molto universale e immediato” dichiarò il nostro Freddie all’epoca. Nel 1973 fu pubblicato il loro primo singolo, ma non ebbe molta fortuna. L’anno seguente tuttavia “Seven seas of Rhye” arrivò al decimo posto nella classifica inglese, segnando l’inizio dell’inarrestabile ascesa della Band. Nonostante la critica non proprio benevola, da quel momento i Queen realizzarono un successo dopo l’altro, restando per oltre 20 anni ai vertici delle classifiche musicali. Mercury fu l’autore dei più grandi successi della band negli anni settanta: “Killer Queen”, “Bohemian Rhapsody”, “Somebody to love”, “We are the champions” e “Crazy little thing called love” . In questi anni Freddie prese anche consapevolezza del proprioorientamento sessuale, espresso, durante un’intervista alla rivista New Musical Express, dichiarando di essere “gay come una giunchiglia”.

Insieme al successo arrivò il denaro e, con esso, una vita di eccessi e stravaganze. Terminata la relazione con Mary Austin, i due rimasero comunque amici e Freddie iniziò ad esplorare la complessità della sua natura omosessuale, a far uso di stupefacenti, a dare grandi feste e fare regali costosissimi ai suoi amici. Un leone sul palco, capace di tenere le persone nel pugno della sua mano, un uomo dallo stile di vita edonista e selvaggio, ma celante una personalità timida, fragile e gentile.

Gli anni ’80 videro una trasformazione del look di Freddie, capelli corti e baffi, in pieno stile castro clone, lanciato da alcuni omosessuali dell’epoca, il trasferimento e Monaco di Baviera, che vide il cantante lavorare in condizioni psicologiche non perfette, a causa delle sregolatezze della sua vita notturna e, soprattutto, il mezzo flop dell’album “Hot space”, sia in termini di critica che di pubblico, a seguito del quale i Queen decisero di separarsi per un breve periodo dedicandosi a progetti solisti.

Il 1985 fu l’anno del ritorno che segnò la consacrazione al mito. I Queen si esibirono nel concerto di beneficenza voluto da Bob Geldolf a Wembley; 20 minuti di esibizione che “consegnarono alla storia i Queen e fecero di Freddie Mercury una leggenda”.

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Il 1986, anno del “Magic Tour”, che realizzò più di un milione di spettatori, vide per l’ultima volta Freddie esibirsi dal vivo. Emblematiche e nella storia le sue ultime esibizioni a Wembley e Knebworth. Dopo aver partecipato alla scrittura del musicale Time di Dave Clark, con canzoni del calibro di “Time” e “In my defense”, Freddie, sebbene avesse ormai abbandonato gli eccessi della sua vita sregolata, scoprì di essere malato di Hiv, senza sapere mai da chi fu effettivamente contagiato. Nel 1987 Mercury, così, abbandonò anche le scene, dichirando che un uomo di 40 anni non poteva più salire in calzamaglia su di un palco.

Ma tra i media e i fan subito si insinuò il dubbio che il cantante potesse essere effettivamente malato; dubbio instillato soprattutto dell’improvvisa sospensione del tour dei Queen. Il 1988 vide Freddie realizzare un suo grande sogno legato all’Opera ed insieme al soprano Montserrat Caballet cantò “Barcelona”, canzone ufficiale dei Giochi Olimpici spagnoli del 1992.

Alla pubblicazione dell’album “The Miracle” del 1989 dei Queen, non seguì nessun tour, confermando, fra gli addetti ai lavori e non solo, le voci della malattia di Mercury. Il 18 febbraio 1990, per ricevere un premio per il contributo dei Queen alla musica britannica ai Brit Awards, un Freddie Mercury, pallido ed estremamente dimagrito, fece la sua ultima apparizione in diretta. Da allora il mito divenne sempre più debole, non riuscendo più ad alzarsi dal letto e cominciando anche a perdere la vista, ma ufficialmente (come si saprà dopo, solo amici strettissimi e gli altri del gruppo erano a conoscenza della malattia) nulla era stato rivelato.

Il 23 novembre del 1991 fu consegnato alla stampa un comunicato ufficiale: “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia”. Dopo sole 24 ore Freddie Mercury si spegneva alle 18:48 del 24 novembre 1991 nella sua casa londinese. La causa ufficiale del decesso fu una broncopolmonite aggravata da complicazioni dovute all’AIDS.

Il funerale fucelebrato in forma strettamente privata e vi parteciparono solo pochi intimi (tra i quali ricordiamo l’anche lui defunto Re del Pop Michael Jackson, con il quale ha realizzato un duetto che sarà presto pubblicato dai restanti membri dei Queen). I suoi averi (stimati in dieci milioni di sterline) andarono, per metà a Mary Austin, che ricevette la casa di Kensington, e per un quarto ciascuno alla sorella e ai genitori, oltre a cospicue somme per collaboratori e amici, più un fondo per combattere la terribile malattia che l’ha sconfitto, l’Aids. Innumerevoli sono stati i concerti tributi (a partire dal Freddie Mercury Tribute del 1992), le ristampe degli album, gli spettacoli musicali ispirati dalle canzoni di Freddie, gli omaggi dei più grandi artisti internazionali per celebrare un mito che è rimasto e rimarrà per sempre nel cuore di milioni di fan appartenenti a generazioni vecchie e nuove.

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