Lucio Dalla, il compagno non erediterà?

Dopo la morte dell'artista, a chi andrà la ricca eredità patrimoniale? Marco Alemanno ne sarà escluso totalmente?

di Simona Torrettelli 11 Giugno 2012 13:15

Lucio Dalla se n’è andato il primo di marzo di quest’anno a soli 68 anni. E’ andato via così, velocemente e ha lasciato davvero tanto dolore, sia nei suoi più vicini parenti che nel compagno Marco Alemanno, il giovane che il giorno del funerale aveva la voce strozzata dal dolore. Una volta superato il primo smarrimento, una volta che i famigliari hanno incominciato a vagliare la ricca eredità patrimoniale che Dalla ha lasciato dietro di sè, sono iniziati i primi problemi.

In un primo momento si era pensato che tutto il patrimonio andasse a finire nel progetto della Fondazione da intitolare al grande cantautore, ma successivamente alcuni dei parenti hanno cambiato idea. Si tratterebbe, secondo il giovane compagno del compianto Lucio Dalla, del cugino Simone Baroncini, primo corno all’Orchestra del San Carlo di Napoli e di sua madre, capo dei vigili a Bologna.

E’ lo stesso Marco Alemanno, attore pugliese di 32 anni a commentare al Corriere della Sera: “I parenti fanno finta che io non esista, negano l’evidenza, da due mesi non ho più contatti diretti. Dopo che è morto Lucio, tutto lo staff è venuto da me, che ero la persona più vicina, chiedendomi se ci fosse il testamento. A me risultava che non avesse lasciato scritto niente, comunque cercate e vedete, risposi. Io non ero nelle condizioni….Come si fa in questi casi, in assenza di testamento, l’avvocato ha depositato l’eredità giacente in Tribunale, che ha chiamato un curatore. I familiari si sono risentiti“.

E’ piuttosto amareggiato Marco, i parenti al termine del funerale lo hanno accusato di “aver messo in scena una commedia, recitato una parte“. Rimasto a vivere nella casa del grande cantautore, Alemanno sostiene: “Ma sono prigioniero nella mia casa, perchè io la chiamo casa mia. Ho un letto, bagno e cucina. Da sei anni sono residente-possessore, come dice la legge. Se devo andare in un altro spazio della proprietà, dove ci sono i miei oggetti o le opere d’arte che Lucio mi ha regalato, deve esserci un testimone, attento, chissà, che non rubi nulla. Mi hanno tolto le chiavi, cambiato le serrature. Ho solo la parte mia”.

Dal giorno della morte di Lucio Dalla, i parenti, continua Marco “presero a darmi del lei, mi chiamavano per cognome. Quando cominciarono a discutere su una lampada, andai su tutte le furie“. Del suo dolore Marco commenta: “La notte, quando provo a dormire, apro il cassetto con i suoi oggetti per poter sentire ancora il suo profumo. Ma di questo a loro forse non importa o cumunque non credo possano neanche immaginare che cosa voglia dire davvero“.

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